Il NasoProduzione:L’Occhio del Ciclone TheaterCon:Lino De VenutoPersonaggio: KovalevRegia e Scena:Gianfranco Groccia |
Il naso, in quanto organo e rilievo del volto umano è stato spesso oggetto di scritti letterari – Uno nessuno e centomila di Pirandello (naso storto), di scritture drammaturgiche – Cyrano de Bergerac di Rostand (naso prominente) e anche di fiabe – Le Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi (naso allungabile). Nel racconto “Il Naso” dello scrittore Nikolaj Vasil’evič Gogol’ il naso è misteriosamente scomparso. Gogol, il primo grande rappresentante del realismo russo, capace di raffigurare situazioni comico-umoristiche sullo sfondo di una desolante mediocrità umana, ha lasciato capolavori immortali – I Racconti di Pietroburgo – Le Anime morte – L’Ispettore Generale e il notissimo racconto Il cappotto. Dotato di una fantasia vulcanica e di una scrittura stilisticamente elegante e raffinata, Gogol non amava la società del suo tempo e non smise mai di metterne in luce con impietosa ironia che ricorda quella del Petronio, il cieco servilismo, la sordità burocratica, le ingiustizie, l’arrivismo, i vanitosi rituali di una piccola borghesia grassa, ignorante e presuntuosa. Il Naso, iperbole dell’inverosimile e pietra miliare della letteratura fantastica, ci racconta la vicenda del tronfio e vanesio assessore collegiale Kovalev che un mattino, prima di andare al lavoro, guardandosi allo specchio, scopre che gli manca qualcosa di essenziale, di necessario, il suo naso, appunto. Con conseguente crisi di identità, imbarazzo, panico, tensione, frustrazione: Kovalev teme di veder definitivamente compromessi i propri rapporti sociali e soprattutto i futuri avanzamenti di carriera e si vede costretto a mettere in atto una disperata quanto kafkiana ricerca del suo Naso che scorazza impettito in elegante uniforme per le strade di Pietroburgo. Per di più, cosa assolutamente intollerabile, il Naso è visibilmente e ostentatamente di rango superiore al suo ex proprietario. L’Occhio del Ciclone Theater, con la regia di Gianfranco Groccia, riprende e adatta per la scena questo amato classico della letteratura russa del XIX secolo con un numeroso cast di 14 attori: pone la lente di ingrandimento sull’assurdo della scrittura di Gogol, esalta l’aspetto umoristico, grottesco e surreale del racconto fino a comporre uno spettacolo dalla forte cifra gestuale e volutamente sopra le righe, non scevro da sfumature circensi e con qualche spunto di amara riflessione sulla similitudine della società di ieri e quella di oggi.
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