“CRISTO SECONDO OSCAR WILDE”
da
“De Profundis”
di
OSCAR WILDE
Produzione: Nova Artistudium
Personaggio: Wilde
1995
Da tempo coltivo un rapporto privilegiato con gli epistolari (Gramsci, Kafka, Van Gogh, Poe, Nietzsche, Don Tonino Bello). Essi sono ricchi di analisi e di introspezione e posseggono, in molti casi, la qualità rara di essere spietatamente veri e di consegnarci l’autore nudo nell’anima e nel corpo. La mia esperienza umana ed artistica di questi ultimi anni, attraverso percorsi e progetti in apparenza distanti ma tematicamente convergenti, si è incentrata sulla dimensione del dolore e sul suo intimo legame con la ricerca, sempre sofferta, di una più autentica spiritualità. L’incontro con Wilde ed in particolare con l’uomo sensibilmente provato del De Profundis non è stato quindi casuale. Nella poetica di Wilde (1854-1900), il De Profundis, pubblicato in parte nel 1905, a cinque anni dalla morte, occupa un posto a se stante. La lettera, indirizzata ma mai spedita, all’amico e compagno di vita Alfred Douglas, chiamato affettuosamente Bosie, fu scritta tra gennaio e marzo del 1897 nel carcere di Reading dove lo scrittore irlandese scontava una condanna a due anni di lavori forzati per omosessualità (lavorava 6 ore al giorno ad un mulino a ruota). Di fatto è la lunghissima confessione di un’anima lacerata dalla prigione: in essa scorrono in sequenza la disperazione, il desiderio della morte, il sentimento potente di rivolta contro la società, la carità, la rassegnazione, l’umiltà, la pietà. Molto interessante è la dimensione religiosa, in particolare l’interpretazione di Wilde della persona di Gesù Cristo. Egli analizza, alla luce della sua concezione del mondo, la figura di Cristo e traccia un parallelo, ricorrente anche in altri autori, tra la vita di Cristo e quella del poeta-artista. Sotto l’influsso della Vie de Jesus di Renan e dei Vangeli, letti e approfonditi dalla esperienza dolorosa ed umiliante della detenzione, Wilde giunge ad elaborare una concezione del dolore che si contrappone nettamente a quella del piacere vissuta ed analizzata negli scritti precedenti.
Estetismo superato? Fede autentica? Religione senza fede? Questi gli interrogativi che Wilde sofferente ci pone sull’arte, sul dolore e sulla figura di Cristo. In fondo, come egli stesso dice… “ognuno di noi, almeno una volta nella vita, cammina con Cristo verso Emmaus”.
Lino De Venuto
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Rassegna Stampa