Lillino la mezzala

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” LILLINO LA MEZZALA “
di
FRANCESCO MONTELEONE
con
LINO DE VENUTO
Regia: FRANCO SPADARO
Personaggio: Lillino
2002

 

 

E’ quanto meno singolare aver conferito dignità teatrale ad una vicenda sportiva: non accade proprio tutti i giorni che altezzose tavole e quinte di palcoscenico concedano le loro attenzioni ad un banale e per di più superschiaffeggiato pallone. Comunque, non di solo pallone si tratta, la “sfera magica”, ovviamente, è una metafora, rotonda e ammiccante quanto si vuole ma pur sempre una metafora o ancor più semplicemente un pretesto: le vicende di Lillino, prima calciatore, poi vigile urbano, sono intrise di vissuti, valori e significati, insomma, hanno una loro valenza pedagogica. Tanto più che non ci troviamo di fronte ad un mito, ad un campione di successo, conteso tra i vari clubs, superpagato, consacrato dai mass media ed inseguito da fotografi e veline ma ad un campione mancato, come tanti del resto. La vita, certamente, non è facile per nessuno (o quasi) ma il nostro potenziale campione, dalla passione coltivata, dai sogni e dagli ideali di cui si è nutrito, dal suo stesso fallimento saprà riemergere come uomo e ricostruire un altro progetto di vita. Non a caso la rappresentazione si chiude con la frase: ”non è scritto da nessuna parte che si debba essere eroi per forza, ma uomini sì”. La storia di Lillino la mezzala, di una purezza sportiva forse ormai perduta, scorre veloce sulla scena, tra divertimento e commozione, si dipana attraverso una serie di ricordi che oscillano dall’adolescenza alla maggiore età, tra calci sparati per strada a quelli un po’ più misurati sferrati sui campi delle squadre giovanili tra entusiasmi, illusioni di successo ed improvvise malinconie. Una semplice quanto multiforme scenografia, la vivacità e l’immediatezza del linguaggio, il grottesco di alcune situazioni, la multimedialità di certi momenti (proiezioni, filmati), la variegata e colorita galleria di personaggi che il protagonista evoca, le emozioni e i sentimenti con cui Lillino si racconta, come giocatore e come ragazzo-uomo, la presenza in scena di un “calciattore”, rendono lo spettacolo intenso, ironico e coinvolgente, non privo di poesia e di qualche approfondimento sul valore sociale dello sport.

 

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